Gli spaghetti mi sembravano al dente, perfetti. Accanto alla pentola, la padella con l’olio, aglio e peperoncino li aspettava. Scolai con sapienza e amalgamai il composto goloso. Più in là una bottiglia di spumante secco era pronta, ben fredda. Io e Piero ci sedemmo sul divano davanti al televisore mentre la diretta dal parlamento continuava. I deputati e i senatori si muovevano nell’aula, la votazione stava proseguendo. Sulla scrivania il mio potente computer era acceso sulle stesse immagini con l’unica differenza di quel puntino giallo che accompagnava i nostri uomini. Quella piccola lucetta da gialla sarebbe cambiata in rosso al momento del voto. Se il colore non cambiava avremmo capito chi sarebbe stato il voltagabbana, sleale e spergiuro. L’algoritmo stava funzionando bene. Mangiavamo lentamente, in silenzio, anche Piero lì accanto sembrava assorto. Sapevamo che quello sarebbe stato un momento cruciale. Il sapore del piatto era allo stesso tempo delicato e pungente. Lo stesso sentimento pungente e appagante che il mio animo aveva percepito nel progresso dei traguardi che il nostro programma aveva raggiunto. Il popolo era il concetto centrale dell’idea e Piero lo sapeva bene. Lui era stato d’altronde la nostra vera arma, la nostra voce, colui che aveva iniziato a scardinare il sistema. La via digitale invece era la vera innovazione. Il tempo ci aveva dato ragione. La televisione, i giornali e la vecchia élite politica non sarebbero mai stati preparati ad affrontare questa nuova frontiera sociale. Tramite la rete e i social avevamo con perseveranza istruito e formato il popolo sulle nostre verità. Le menti sarebbero state come formattate verso la via da percorrere, quella tracciata da noi. Era così che i cittadini avevano ripetuto e ampliato il nostro messaggio, era così che era stata generata una migliore classe di governo per un Paese diverso e nuovo. Questo vento di cambiamento stava spazzando via la vecchia classe dirigente. Le decisioni e le norme, proposte dal nuovo gruppo politico, sarebbero state confermate direttamente dal popolo con mezzi d’avanguardia, tramite la rete, velocemente, abolendo vetusti metodi burocratici. Solo una maggioranza così forte avrebbe potuto riformare tutta la nostra società, una nuova organizzazione della democrazia, un nuovo ordine, una nuova libertà. La votazione era terminata, il presidente della Camera stava per leggere il risultato:”Diamo lettura del risultato delle votazioni sulla proposta di revisione della Costituzionale sui seguenti temi: modifica articolo 67 con introduzione del vincolo di mandato; modifica articolo 75 con introduzione referendum digitale popolare senza quorum approvativo delle leggi; revisione articoli 83, 87, 88, 90 sulle prerogative del Capo dello Stato; modifica articolo 135 sulla composizione e nomina della Corte Costituzionale; modifica articoli 104, 105, 107 sulla composizione e nomina del Consiglio Superiore della Magistratura e amovibilitá dei magistrati; modifica dell’articolo 138 sulla revisione della Costituzione” Nel più completo silenzio e dopo una piccola pausa, quasi teatrale, il presidente continuó: “Seconda e ultima votazione. Componenti Camera e Senato 1203 votanti 1150. Voti favorevoli 849 contrari 281 astenuti 20. Il Parlamento approva”. Ci furono abbracci, grida qualche fischio. Tutto era passato con più di due terzi dei parlamentari e non ci sarebbe stata la necessità di nessun referendum a conferma. Lo schermo del computer individuava sei, forse sette puntini rimasti gialli. “Traditori” pensai, ma ora non importava, di loro ce ne saremmo occupati il giorno dopo. Nel frattempo vidi sul video un puntino rosso che stava chiamando al telefono. Il numero era il mio e infatti il cellulare squillò: ”Ce l’abbiamo fatta, grazie di tutto” era la voce concitata e raggiante del ministro. “Bene, risposi, ora inizia il lavoro vero”. Lo salutai e misi giù, finalmente con Piero potevamo festeggiare anche noi. Ora i puntini sullo schermo non mi interessavano più. Scrissi al pc l’istruzione che avrebbe spento i microchip che seguivano i nostri uomini al parlamento e i puntini sparirono, spensi anche il computer. Versai lo spumante e brindammo finalmente con Piero: “All’inizio della nuova libertà” dissi bevendo, e sorridemmo entrambi.