ALLORA CI PENSERÀ IL POPOLO

di | Ago 21, 2019 | Storie

“Quello che accadde ormai è storia. Il Presidente del Consiglio alla fine dette le dimissioni e salì al Quirinale.

Il Presidente della Repubblica fu un fulmine, già il giorno dopo fece tutte le consultazioni e il terzo giorno annunciò l’incarico.

Il nuovo Presidente del Consiglio riuscì a stilare la lista dei ministri in poche ore e il quarto giorno l’annunciò a tutta la nazione.

Fu la notte del quinto giorno che ci fu il primo attentato. Fu colpita una cabina elettrica dell’alta velocità. Un carica di tritolo ad alto potenziale che sbriciolò i locali e che bloccò il traffico dei treni. La lettera anonima recapitata al sostituto procuratore di Firenze conteneva solo poche parole “non è che l’inizio”.

E in effetti fu così. Il giorno dopo arrivarono le prime vittime. Nonostante il divieto, quello zaino fu lasciato su una sedia dell’aeroporto di  Fiumicino, proprio davanti al check-in dell’Alitalia. A morire furono i due artificieri che si erano avvicinati per il controllo, mentre l’esplosione distrusse tutto intorno ferendo altre sette persone. Il messaggio questa volta fu più esplicito “per chi vuole governare contro la volontà del popolo”.

Il giorno del giuramento dei ministri le misure di sicurezza furono decuplicate. L’attentato questa volta fu devastante. La bomba fortissima era collocata sotto il carrello della mensa di una struttura di accoglienza per immigrati. In aria saltarono quattro addetti della mensa e quindici rifugiati, altri venti furono investiti dall’esplosione e si ferirono gravemente.

Venne il giorno della presentazione al parlamento del nuovo governo per il voto di fiducia. Il clima politico era tesissimo e si temevano incidenti.

Tutto era sorvegliato, centinaia di agenti circondavano il parlamento.

Sul tetto dell’importante edificio dieci cecchini scrutavano dall’alto, verso le finestre e tetti tutto intorno.

Gli elicotteri volteggiavano più in alto e fu forse il forte rumore dei rotori che coprì il ronzio di quel drone che arrivó proprio sopra la cupola di Montecitorio. Due soldati si voltarono verso quell’aggeggio e capirono immediatamente. Non fecero neanche in tempo a gridare che il lampo prima e il calore e la forza dell’ordigno ebbero ragione di tutto. Crollò l’intera superficie e al di sotto sotterrò tutto anche le speranze democratiche del nostro paese.

Ma s’è fatto tardi, lo sapete è l’ora del coprifuoco, spengete tutto e domani vi racconterò ancora.”


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