LA LIBERTÁ DI SALVINI ESISTE GRAZIE ANCHE A DEGLI ZINGARI

di | Nov 17, 2018 | Politica

Paina Silvio, nato a Mossano Vicenza, professione circense-girovago, Mastini Renato nato a Copparo, Ferrara, professione giostraio, Festini Lino Ercole nato a Milano professione musicista-teatrante, Catter Walter Vampa nato a Froncolino di Ferrara professione circense. Chi erano costoro? Erano sicuramente degli Italiani, di etnia Sinti, insomma zingari. Probabilmente nessuno si ricorda chi fossero questi giovani. Avevano tra i 20 e i 30 anni questi ragazzi e una cosa li accomunavo, tutti collaborarono alla guerra partigiana nelle brigate Damiano Chiesa e nelle spedizioni della Brigata Santucci. In una piovigginosa mattina del 13 Novembre 1944 furono trucidati a Vicenza sul Ponte dei Marmi insieme ad altri sette giovani partigiani, Festini, Menardi, Molon, Gemmo, Montemezzo, Navarrini, tutti della Brigata Audace insieme al Tenente Pasqualin comandante della Brigata Contiero. Al Sindaco e alla Giunta Amministrativa di destra di Vicenza questi nomi non dicono niente e sicuramente neanche al Ministro Salvini o alla Sindaca di Cascina o alla presidente della Commissione per i Diritti Umani. Ma in particolare il Ministro dell’Interno non gradirebbe sapere che proprio degli zingari hanno lottato e hanno offerto le loro vite in cambio di quella Libertà che ora consente proprio a lui di poter parlare senza impedimento alcuno di ruspe e muri. Che strane la vita e la storia. Quei nomi, quegli zingari detestati e dimenticati sono morti per il loro Paese, l’Italia, per quella Libertà che ora consente al Comune di Vicenza di cambiare la dizione proprio del loro eccidio da “compiuto dai Nazifascisti” in compiuto “dalle truppe di occupazione”: Anche i valori per cui sono morti non sono più quelli “della Resistenza” ma divengono “della Costituzione”. In verità loro sono morti proprio per i valori della Resistenza nella quale combattevano non avendo potuto né conoscere né leggere la Costituzione promulgata nel 1947, la quale dalla Resistenza e da quei sacrifici trasse la linfa vitale. “Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo” diceva il filosofo e scrittore George Santayana e la frase si trova scritta in trenta lingue nel campo di concentramento di Dachau. La Democrazia appare certe volte incredibilmente fragile specialmente se alcuni valori che si ritenevano eterni vengono attaccati e indeboliti. La memoria è uno di quei valori che può divenire labile se si rinuncia ad essa. E’ successo addirittura anche all’ANPI di Vicenza che pur aveva letto il messaggio e non si è accorta che il manifesto del Comune in effetti derubricava la commemorazione di quella strage ad una semplice manifestazione antologica.

Il nostro Ministro degli Interni sicuramente direbbe che ci sono zingari e zingari, è vero come ci sono Italiani e Italiani: quelli con la memoria e quelli per cui è comodo non averla più. Beh signor Ministro io felicemente sarò sempre fra la prima categoria.


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