La sveglia come sempre suonò alle 3 e 15 del mattino. Dicevano che ci si abitua a quella vita ma Giovanni tutte le mattine malediceva quel suono. Era duro il mestiere del panettiere ma per Giovanni era per il momento l’unica opzione prospettata. Era strano lo scorrere di quella vita per un ragazzo giovane. Dormiva il pomeriggio e di ore libere gliene rimanevano poche alla sera. Pochi anche gli amici che lo salutavano quando andavano a ballare mentre lui doveva riposarsi qualche ora prima del lavoro notturno.
Viveva in un piccolo appartamento che condivideva con la mamma, rimasta vedova presto e con la vecchia nonna malata e costretta a letto. Ogni tanto sognava una vita diversa, voleva rimettersi a studiare trovare un bel lavoro, offrire alla mamma una vita più dignitosa e trovare una ragazza. Quel pomeriggio si fermò al bar per un caffè e mentre lo sorseggiava guardava distrattamente la televisione del locale. “Il montepremi è arrivato alla stratosferica cifra di 209 milioni di euro chi bacerà la dea della fortuna?” annunciava la bellissima giornalista. Andò alla cassa a pagare la consumazione e vide che il bar era anche una ricevitoria, guardò la cassiera e sorridendo le disse “dai questa volta vinco io, fammi due colonne così come vengono e vedrai che la fortuna arriverà” “lo spero per te Giovanni” le rispose la cassiera e gli porse la schedina da due euro.
Giovanni la piegò accuratamente in quattro parti e la ripose nella tasca dei pantaloni. Si avviò verso casa, doveva cenare e riposare qualche ora perché la sveglia inesorabilmente sarebbe suonata alle 3 e 15. Dopo cena salutò la mamma e andò sul letto. Uno sguardo al cellulare e poi si addormentò. La mamma nel frattempo sparecchiò e preparò la nonna per la notte, con la solita aria malinconica che la vita le aveva riservato. Poi prese i panni per fare la lavatrice, raccolse anche i pantaloni di Giovanni. Prima di metterli dentro svuotò le tasche perché i soliti fazzoletti di carta che lui lasciava dentro finivano per spargersi in tutti gli indumenti. Trovò anche un piccolo foglietto, qualcosa ripiegato in quattro. Accartocciò tutto e diligentemente buttò tutto nel contenitore della carta. Faceva una raccolta differenziata precisissima e la mattina dopo sarebbero proprio venuti a ritirare la carta.
La sveglia suonò come sempre e Giovanni indossò la sua tenuta bianca. Iniziò a impastare la farina poco più tardi e nel rumore sordo e ripetitivo delle macchine sorrideva e pensava “ma se vincessi tutti quei milioni cosa ci farei?”. Quella mattina qualche chilometro più in là Filippo aveva finito il giro con il suo furgone e si accingeva a gettare la carta raccolta nell’impastatrice dell’impianto di compostaggio. “Ehi Filippo hai sentito hanno vinto il Superenalotto” gli disse il suo capo “già” gli rispose sognante “ma cosa si proverà ad avere quella schedina in mano”. Detto questo azionò la leva del ribaltamento del camioncino; la carta più leggera svolazzò e un piccolo incarto ripiegato gli sfiorò la mano per poi sparire nell’imbuto più in basso.
I numeri vincenti a contatto con la melma e il calore della macchina per un attimo rimasero in evidenza poi tutto sparì impastato con l’altra carta. Più lontano Giovanni finì di mettere le ultime baguettes calde nei cesti, salutò i colleghi e se ne andò verso casa, doveva riposare perché il giorno dopo sarebbe stato uguale a tutti gli altri giorni.